Francesco Bravo, dotato di una brillante tecnica e di tocco chiarissimo, ha affrontato ogni brano con grande gusto e proprietà di stile, derivatigli da una solida preparazione storico-filologica, risultato non di semplice studio accademico, ma risposta ad una più profonda "curiosità" culturale. Inoltre la fantasia e temperamento (qualità indispensabili per dare linfa vitale a ciò che sarebbe altrimenti ascrivibile ad una conoscenza semplicemente scientifica) hanno fatto "rivivere" la musica che in molte esecuzioni resta irrimediabilmente sulla carta Enrico Viccardi "IL CITTADINO" Maleo (MI) 8 maggio 1987
Giuseppe Clericetti "IL QUOTIDIANO" Lugano (CH) 27 ottobre 1988
Gianfranco Ferrara "IL GAZZETTINO" Treviso 22 maggio 1991
Sergio Fornoni "L'ECO DI BERGAMO" 26 novembre 1991
La scelta dei brani di Francesco Bravo appare ottima: le musiche si adattano perfettamente allo strumento, e sono tutte opere di compositori che hanno gravitato nell'area della Germania settentrionale. Bravo dimostra nel disco tutta la ricchezza di generi e di forme della musica organistica tedesca, da quelle libere (toccate, fantasie, preludi ) alle variazioni sui corali. L'interpretazione è rigorosa e spigliata, con una lettura continuamente proiettata in avanti, senza indugi manieristici. Il contrappunto appare chiaro nelle sue linee e la scelta della registrazione è brillante e fantasiosa Graziano Capponago Del Monte "CD CLASSICA" novembre 1997
Gianfranco Ferrara "IL GAZZETTINO" Treviso 28 giugno 2000
Le ardue difficoltà delle 30 variazioni, vero campionario delle possibilità tecniche della tastiera, sono state agevolmente superate da Bravo. L'esecutore, imprimendo a ciascun brano vivacità e varietà di fraseggio e di colore, ha mostrato di saper sfruttare abilmente le risorse timbriche e di sonorità dell'ottimo strumento nell'interpretare con acutezza sia i momenti lirici sia quelli basati sulla astrattezza del gioco polifonico. Gianfranco Ferrara "IL GAZZETTINO" Treviso 6 gennaio 2000
Questa interessante e ben riuscita registrazione propone sei sonate in trio di J. S. Bach, di cui tre sono tratte dai celebri Orgeltrios In questa versione i due validi interpreti assegnano al cembalo una delle due parti superiori oltre alla linea del basso, dando cosi allo strumento un ruolo pienamente concertante e di grande impegno Tutte scelte che rendono ancora più arduo e carico di responsabilità il compito dei due strumentisti, che da soli devono sostenere le splendide, ma spesso complesse architetture disegnate da Bach in queste sonate; possiamo affermare che tale impegno è portato a termine in modo soddisfacente e convincente. G. Furlanetto si fa apprezzare per il bel suono del suo flauto, , nonché per una tecnica sicura e agile e un fraseggio sempre molto chiaro e puntuale; anche l'intonazione è precisa e dà la misura di una solida preparazione tecnica affiancata a buon gusto ed espressività. L'impegnativa parte del cembalo è eseguita con perizia e accortezza da F. Bravo; in particolare è da sottolineare dell'uso che fa della tastiera per sopperire alle naturali manchevolezze del cembalo quando questo si trova ad eseguire la parte di uno strumento melodico, sia esso flauto o violino. L'impossibilità di sostenere il suono rende difficoltosa la prova, che va quindi affrontata utilizzando a pieno tutte le risorse tecniche e stilistiche di cui l'interprete dispone L'insieme dei due strumenti è sempre buono ed equilibrato, senza sbavature e musicalmente convincente è da sottolineare la splendida esecuzione della Sonata BWV 1039. Gianpaolo Capuzzo "CD CLASSICA" aprile 2000
Il CD dell'etichetta italiana Phoenix ha come intento
quello di celebrare la bellezza dell'organo storico costruito nel 1713
dal maestro organaro Giuseppe Bonatti per il Santuario della Beata Vergine
di Valverde a Rezzato in provincia di Brescia. Effettivamente l'organo
protagonista merita tutta la nostra attenzione: lo strumento è
splendido, dotato di personalità e lussuosamente registrato a 24
bit. La scelta degli autori, come spiega il libretto scritto dall'interprete,
è stata dettata semplicemente perché reputati i più
adatti a "far suonare l'istromento" per dirla all'antica. A
parte il dubbio (lecito, una volta sentite le prime note) che qualsiasi
autore sarebbe stato l'ideale vista la bellezza dello strumento, la scelta
è bella, le musiche di grande livello e gli autori spaziano dal
veneziano Gabrieli al messinese Storace, dal toscano Pasquini ai tedeschi
Speth e Froberger, al boemo "romanizzato" Kerll. Autori che
coprono un periodo di un centinaio d'anni, tra la fine del XVI secolo
(Gabrieli) sino alla fine del successivo (Kerll), presentati in ordine
cronologico e che mostrano una panoramica delle forme musicali più
in voga nella letteratura organistica: toccate, fughe, canzoni, ricercari,
passacaglie, arie variate, balli. Chi scrive è sempre d'accordo
con le miscellanee, che offrono varietà all'orecchio di chi ascolta,
e quindi ho trovato piacevolissima questa raccolta, che ben si presta
comunque, non so se consapevolmente o inconsapevolmente, a evidenziare
le varie influenze reciproche delle scuole nazionali europee.
Andrea Lausi "COMPACT DISC CLASSICS" febbraio 2004 |
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